E PERCHE' RECITIAMO QUESTO MANTRA TRE VOLTE
Quante volte hai sentito o recitato questo mantra?
Ci sono dei mantra vedici contenuti nelle Upanishad, la parte conclusiva dei Veda, che vengono definiti "della pace" e, oltre ad aprire queste scritture, vengono recitati all'inizio o alla fine di rituali di preghiera e di satsang con l'intento di calmare la mente di colui che li canta e rimuovere gli ostacoli che emergono sul cammino della conoscenza.
Tutti questi mantra terminano con la formula OM SHANTI SHANTI SHANTI, ovvero OM PACE PACE PACE, ma che cosa si intende effettivamente per pace e perché il termine viene ripetuto tre volte?
Innanzitutto bisogna specificare che qui PACE in senso lato indica CALMA, SILENZIO, ARMONIA, NON VIOLENZA, quegli stati che vogliamo coltivare nella nostra veste di sadhaka (praticanti) e che desideriamo lasciar fiorire nella mente, nella parola e nel corpo fisico.
Quando recitiamo questo mantra la nostra intenzione è quindi quella di creare una vibrazione affinché le suddette condizioni si manifestano dentro e intorno a noi.
La ripetizione per tre volte ci riporta inoltre alle tre categorie di afflizioni o, con altre parole, ai tre differenti aspetti dell'esistenza da cui originano confusione, sofferenza e tutto ciò che rappresenta per noi elemento di disturbo o un ostacolo.
Ma quali sono queste afflizioni e da dove prendono forma?
Iniziamo col dire che due delle tre categorie sono esterne a noi mentre una è interna a noi:
esterna a noi è la sofferenza collegata agli esseri celesti, a forze invisibili, al fato, quindi alla SFERA ASTRALE. Si parla di eventi fuori dal nostro controllo, come il tempo, le stagioni o le catastrofi naturali;
l'altra sempre esterna a noi è invece la sofferenza collegata agli elementi e agli esseri viventi, quindi alla SFERA MATERIALE. Si può trattare di un cane che abbaia, di una zanzara che vuole pungerci, di un odore, di un bimbo che piange per strada e così via; qualcosa su cui possiamo avere un certo controllo ma non del tutto;
la terza, interna, è la sofferenza collegata al sé e al corpo, quindi alla SFERA SPIRITUALE. Qui ci si riferisce a tutto ciò che riguarda noi in prima persona e su cui abbiamo tendenzialmente controllo: malattie fisiche, emozioni quali rabbia o gelosia, attaccamento, esaltazione dell'io.

Fatta questa premessa possiamo dire che con il primo shanti invochiamo la rimozione di quegli ostacoli su cui non abbiamo alcuna influenza, con il secondo di quelli più prossimi a noi e sui quali possiamo cercare di intervenire e con il terzo di quelli che derivano direttamente da noi stessi e che, attraverso consapevolezza, volontà e pratica, possiamo modificare.
Proprio perché si tratta di un percorso verso il nostro sé, anche la sonorità cambierà di conseguenza facendosi calante con l'ultimo shanti che sarà più interiorizzato.
Con la recitazione dei shanti mantra, in generale, sfruttiamo uno strumento a nostra disposizione per predisporci in uno stato di calma relativamente al momento presente; non richiediamo una pace eterna, non auspichiamo a tanto, ma ci auguriamo che si verifichino le condizioni propizie per affrontare ad esempio la nostra sadhana (pratica) o uno scambio di riflessioni.
Se vuoi approfondire il significato del termine mantra, ti rimando al post La sillaba OM.
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