Normalmente non mi interesso di matematica e le mie reminiscenze, molto vaghe, risalgono ai banchi di scuola, ma oggi la mia attenzione è caduta su un video dal titolo "L’acqua del mare e la sabbia: il nostro mondo diviso tra discreto e continuo". Incuriosita e incentivata dalla sua brevità, ho deciso di capire di cosa trattasse e così sento le parole del matematico Paolo Zellini:
<< Discreto e continuo: è difficile definirli precisamente e capire esattamente cosa sono. Sono degli ambiti complementari in qualche modo anche nemici fra loro in matematica. Difficile darne una definizione, pressoché impossibile. Comunque intuitivamente se noi pensiamo al continuo potremmo anche estrarre degli esempi nella realtà che viviamo ogni giorno. Per esempio l’acqua del mare è un continuo mentre la sabbia che è fatta di grani è discreta. È discreta perché la sabbia è granulare e tra i grani della sabbia ci sono dei vuoti, ci sono degli spazi liberi mentre nel mare tutto è riempito d’acqua, un continuo appunto. [...] Noi in realtà questo continuo tentiamo di pensarlo, lo presupponiamo, lo approssimiamo, ce l’abbiamo dentro di noi in qualche misura e tentiamo di darne un modello, un’immagine, [...] Occorre capire se la matematica in qualche modo è riuscita a conciliare proprio questi due modi che abbiamo noi di guardare la realtà, come qualcosa di continuo, privo di salti, privo di vuoti e qualcosa di granulare, qualcosa che è spezzettato in parti con dei vuoti in mezzo. >>
Non so se la matematica sia riuscita nell'intento qui da ultimo riportato ma posso dire che l'immagine e il quesito in essere mi hanno rimandato ad alcuni sistemi filosofici indiani (darsana o visioni) e al binomio purusa-prakrti ovvero coscienza trascendentale e materia.
Ma di che cosa si tratta esattamente? Anche in questo caso è "difficile darne una definizione" ma, riportandone alcuni tentativi, PURUSA è considerata pura consapevolezza, coscienza centripeta che attrae verso l'interno, sé spirituale mentre PRAKRTI è materia, coscienza centrifuga che proietta all'esterno, realtà esistente e manifesta.
Come il continuo e il discreto matematici, secondo le visioni (darsana) che le trattano anch'esse sono in lotta tra di loro pur non potendo esistere l'una senza l'altra e alimentandosi a vicenda: prakrti infatti emerge e prende vita da purusa e purusa si fa trascendente grazie alla conoscenza della precarietà e dell'illusiorietà di prakrti.
In altre parole, la nostra realtà materica, fenomenica ed equiparabile a granelli di sabbia in cui ciascun esistente è a sé stante e con forma propria, ben definito dall'altro e "discreto" usando il concetto matematico, origina da un substrato comune a tutto e "continuo", da un oceano primordiale puro ed eterno che è in ciascun* di noi.
Attraverso lo Yoga, noi praticanti, con le nostre esperienze sensoriali, le nostre impressioni, i nostri vissuti emotivi che ci strutturano e plasmano come un granello di sabbia, percorriamo la via a ritroso dal manifesto all'immanifesto, dalla finitezza della realtà alla trascendenza e aneliamo a un ritorno a quello stato di continuità e vastità in cui tutto si fa senza forma e indefinito, in cui l'Io e tutto ciò a esso collegato vengono meno e il nostro sé viene riassorbito nella luce della pura consapevolezza.
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