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False credenze sugli insegnanti di yoga

Immagine del redattore: annieyogaflowannieyogaflow

Aggiornamento: 5 lug 2023

Quando pensi alla figura dell'insegnante di yoga che cosa ti viene in mente?

Qualche volta mi è capitato di sentirmi dire: "Non rispecchi l'immaginario dell'insegnante di yoga" e alla mia domanda su che cosa il mio interlocutore intendesse, la risposta era bene o male questa: "Non hai tatuaggi, non sembri con la testa tra le nuvole, non sei vegana,..."


Ovviamente lì per lì mi è venuto da sorridere poi mi sono detta che da qualche parte questa rappresentazione dello yogi è pur arrivata e, sebbene in un contesto in cui dovrebbero cadere preconcetti e giudizi, si è consolidata nell'immaginario collettivo come tante altre etichettature che ci ritroviamo ad apporre quotidianamente.

Ma la nostra credibilità di professionisti e i nostri vissuti come tali come vengono influenzati da queste idee? Siamo consapevoli di quanto possano essere fuorvianti e della difficoltà che abbiamo ad astrarci dall'esperienza pregressa diretta o per interposta persona?


Così ho pensato di raccogliere un po' di "false credenze" proprio partendo dalle osservazioni che potrebbero essere fatte alla sottoscritta in veste di insegnante, ma non solo, a qualsiasi aspirante yogi, e questo è il risultato.



Nell'immaginario collettivo UN INSEGNANTE YOGA


  • NON SI ARRABBIA MAI: un insegnante, e non stiamo parlando ancora - nè forse ne parleremo mai in quei termini - di un essere illuminato che ha raggiunto lo stato assoluto di vairagya (distacco), è prima di tutto un praticante che semplicemente si trova dalla parte opposta del tappetino ma che sta percorrendo a sua volta un cammino di esplorazione e ricerca e, come accade a chiunque, sperimenterà momenti di sconforto e difficoltà, rabbia, tristezza, stanchezza,... Quello che forse ha a sua disposizione è qualche strumento in più per affrontare ciò che vive con maggiore consapevolezza e con una certa distanza, distanza che permette di vedere le cose per ciò che sono, ovvero transitorie e manifestazione di un quadro più ampio.

  • HA TANTO TEMPO LIBERO, UNA VITA RILASSATA E PUO' PRATICARE QUANDO VUOLE: ahimé non è proprio così. Un insegnante è normalmente un libero professionista (a meno che non si giostri tra più lavori e l'insegnamento non sia la sua attività principale) e in quanto tale deve "inventarsi" il lavoro e seguire tutti gli aspetti che ruotano attorno a esso (studio e preparazione delle lezioni, relazione con gli allievi e con gli studi, gestione contabile, eventi, parte social,...). A questo, salvo per chi ha un proprio studio, si aggiungono gli spostamenti da una lezione all'altra e spesso, a meno che l'insegnante non abbia un grande seguito, gli incastri da fare per sopravvivere sono tanti. Spesso ci si ritrova ad avere giornate lavorative di 12 ore e a non avere weekend, pertanto non sarebbe così veritiero affermare che l'insegnante ha una vita di per sé rilassata e tanto tempo per praticare. Vero è invece che il ritorno è tale che personalmente amo ciò che faccio e in questo momento non vorrei dedicarmi ad altro.

  • E' IN FORMA FISICA PERFETTA: su questo punto bisognerebbe aprire una lunga parentesi a tema "YOGA BODY", ma mi limiterò a dire che non è necessario avere un corpo snello, iperflessibile e forte per diventare insegnante di yoga, a maggior ragione per praticarlo. L'errore comune che si fa è confondere la forma fisica con uno stile di vita sano e, certamente, uno yogi dovrebbe abbracciare quest'ultimo indipendentemente dal corpo ideale che è un concetto spesso legato alla cultura di appartenenza e di conseguenza anche variabile (nalla foto il Maestro Sivananda che probabilmente non rispecchia i canoni occidentali di "yoga body"). Per quanto riguarda l'assenza di acciacchi teniamo presente che quello dell'insegnante è pur sempre un lavoro in cui il corpo viene usato quotidianemente ed è quindi altamente probabile incorrere in fastidi da usura o stiramenti da dimotrazione "a freddo". Ciò detto, il corpo diventa più reattivo e, soprattutto, la nostra consapevolezza si affina permettendoci di notare prima i segnali di allerta;

  • DEVE ESSERE STATO IN INDIA: lo yoga fonda le proprie radici in questo meraviglioso paese, vero è che dal 1800 si è assisisto a quella che si potrebbe definire un'esportazione della pratica negli Stati Uniti da parte soprattutto di maestri indiani molto spesso adottati dal paese ospitante. Da qui la diffusione in occidente dei movimenti e del pensiero legati alla filosofia yoga, induista e buddhista senza la necessità di visitare il luogo natale, un contatto tra culture molto differenti che, per altro, ha portato alla nascita dello yoga moderno con conseguente rivisitazione del concetto di pratica nella stessa madrepatria. Personalmente conosco diversi insegnanti che non sono mai stati e non hanno intenzione di visitare l'India e, se inizialmente per me era inconcepibile (per la mia forma mentis bisogna andare alla fonte), ora capisco che, per quanto senza dubbio affascinante, l'India non è un paese per tutti. Per il mio vissuto diretto posso però dire che, salvo nel caso di alcune sangha (comunità) non così semplici da trovare qui da noi, l'aria che si respira all'origine è un'esperienza che qualsiasi insegnante, aspirante tale o praticante dovrebbe concedersi, ma ciò non toglie che si possa essere dei magnifici yogi senza avere mai attraversato il confine;

  • E' VEGETARIANO/VEGANO: se guardassimo quanto scritto nelle scritture, la dieta di uno yogi non contempla l'assunzione di cibi di origine animale, non solo nel rispetto del primo yama, ahimsa (non-violenza) ma anche per ciò che l'assunzione di tali alimenti comporta, ovvero un incremento di tamas (la qualità dell'inerzia e della pesantezza) quando l'aspirante yogi punta a stabilirsi in sattva (la qualità che porta equilibrio e armonia). Fatta questa premessa, va sottolineato che anche in questo lo yoga non prevede dettami rigidi e oggigiorno molti insegnanti (io inclusa, per quanto l'apporto "animale" sia minimo e vada sempre più scemando) mangiano di tutto. Al tema alimentazione yogica dedicherò però un altro post in cui affronterò più nel dettaglio l'argomento;

  • E' BUDDHISTA o INDUISTA: lo yoga non è una religione e un insegnante non deve appartenere a un determinato credo. Ciò che si coltiva attraverso lo yoga è la spiritualità quindi probabilmente sarà difficile insegnare yoga se non c'è quella tensione interna verso il divino, qualsiasi forma esso abbia, e la trascendenza. E da qui potrebbe originare l'osservazione:

  • E' SU UN ALTRO PIANETA: poiché man mano che si percorre l'arcobaleno evolutivo, ci si allontana dalle questioni materiali che ci legano a questa vita terrena per esplorare dimensioni più sottili e talvolta inafferrabili con la ragione, l'insegnante che presumibilmente riflette quotidianamente su temi metafisici, potrebbe risultare sganciato dalla realtà e manchevole di concretezza e solidità ma, per citare Osho,

METTI RADICI NELLA TERRA COSì POTRAI ERGERTI ALTO NEL CIELO, METTI RADICI NEL MONDO VISIBILE COSì DA POTERE RAGGIUNGERE L'INVISIBILE.

Insomma, per chiudere questa lista e non dilungarmi oltre, ci tengo a dire che, così come chiunque può avvicinarsi allo yoga, allo stesso modo ciascuno di noi può diventare insegnante di yoga indipendentemente dal credo, dalla costituzione, dall'aspetto, dalle scelte alimentari, ecc.

Tenendo in mente che lo yoga è un cammino lungo e impervio, se affrontato con sincerità e dedizione, passo dopo passo sarà quest'ultimo a mostrarci quale esperienza è più adatta a noi e di che cosa e come alleggerirci durante il percorso. E se decideremo di farlo sarà solo per un senso di coerenza con noi stessi e con ciò che portiamo sul tappetino ma non per conformismo.


Se anche tu hai dovuto rivedere alcune idee che ti eri erroneamente fatto sulla figura dell'insegnante di yoga, condividele nei commenti, mi farà piacere leggerle!

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